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L’Italia dei Valori ha abbandonato l’aula nella presentazione della "bozza" del PRG
L’Italia dei Valori ha abbandonato l’aula per due ordini di ragioni.
La prima riguarda il metodo adottato dall’Amministrazione per la gestione dell’attuale fase del PRG. Dopo oltre dieci anni dall’affidamento dell’incarico al Prof. Nigro e a sei anni dall’adozione del documento strategico si va in Consiglio Comunale, non per l’adozione del Piano stesso, ma per la semplice illustrazione di una cosiddetta bozza che sarà pubblicizzata al massimo tra i cittadini, affinché possano avanzare richieste, illustrare esigenze anche individuali, far notare incongruenze, suggerire miglioramenti.

Quest’ultimo aspetto sarebbe senza dubbio apprezzabile, poiché la partecipazione democratica non è mai eccessiva. Sono sbagliati i tempi: questa via andava praticata all’inizio dell’iter del PRG. A costringerci ad abbandonare l’aula è stata l’assenza di una delibera che sancisse la gestione di questa fase. Infatti abbiamo rivolto all’Amministrazione diverse domande:
  • Chi raccoglie le richieste, i suggerimenti ecc.?
  • Chi si assume la responsabilità di rimettere il tutto ai tecnici?
  • Saranno le voci raccolte nelle assemblee, negli incontri pubblici o riservati o ci sarà l’ufficializzazione del protocollo?
Solo in quest’ultimo caso avremo la trasparenza degli atti; sapremo, cioè, cosa è stato chiesto, cosa è stato inoltrato all’équipe, le motivazione con le quali quest’ultima ha giudicato accoglibili o da respingersi le diverse attese verificandone la compatibilità tecnica e giuridica con gli obiettivi preliminari e con la legislazione vigente. Questo passaggio e' essenziale, poiché il progetto di piano contiene delicati equilibri e standard che modifiche spot potrebbero completamente alterare, esponendolo alle censure di illegittimità, soprattutto per il rischio di disparità di trattamento, alias favoritismi e clientele. Mentre, infatti, il progetto che esce da uno studio tecnico dovrebbe essere dotato di una sua coerenza, che assicura che situazioni omogenee vengano trattate allo stesso modo, una gestione "a sportello" delle proposte di modifica non solo correrebbe il rischio di devastare i vincoli derivanti dagli standard, ma soprattutto correrebbe il rischio di differenziare il trattamento di situazioni identiche, solo perché qualcuno ha chiesto una modifica che qualcun altro non ha avuto la possibilità di chiedere.

Una delibera del Consiglio Comunale, adottata contestualmente all’introduzione della fase comunicativa, avrebbe chiarito e precisato tutto ciò. In assenza, ognuno si comporterà come crederà opportuno, ma soprattutto senza la certezza di un atti autorizzativi (e, quindi, con il rischio dell’illegittimità e della conseguente nullità dell’atto finale).

Il secondo aspetto è legato esclusivamente ai tempi.
Dopo i numerosi anni trascorsi nell’attesa di molti cittadini per i quali è importante sapere la destinazione dei propri terreni, e per qualcuno è addirittura vitale in momento di crisi economica profonda, anziché accelerare la conclusione dell’iter, lo si allunga ulteriormente con l’introduzione di una fase non prevista da alcuna legge vigente e che probabilmente servirà solo per arrivare alle prossime elezioni comunali potendo ancora promettere ciò che già si sa che non potrà essere mantenuto.
Abbiamo sfidato la maggioranza PD a procedere con la rapidità massima possibile: tra adozione, osservazioni ed approvazione definitiva possono essere sufficienti sei mesi. Se fra sei mesi Roseto avrà il nuovo PRG, vuol dire che abbiamo pensato male; se ciò non accadrà, vuol dire che ci abbiamo azzeccato.

Comunicato dell'IDV Roseto degli Abruzzi

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