Volantinaggio anonimo a Roseto degli Abruzzi e l'amminstrazione querela
Un altro gesto di intolleranza contro l'Amministrazione di Roseto degli Abruzzi. Questa volta un volantino che però non si limita alla battuta goliardica oppure al classico sfottò, bensì lancia accuse di un peso e gravità notevoli. Il volantino “anonimo” sembrerebbe sia stato lasciato in molte parti della cittadina rosetana, generato forti perplessità nei lettori. Vengono presi di mira quasi tutti i dirigenti e politici interni del Comune di Roseto, a cominciare dall'ufficio tecnico il primo ad essere accusato per le attività edilizie in corso, vengono fatti riferimenti in merito al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, viene accusato direttamente il Sindaco Franco Di Bonaventura, alcune imprese di Roseto, insomma una vera e propria escalation di accuse.
Non serve neppure dire che l'Amministrazione si è cautelata attraverso una azione legale -”Abbiamo dato mandato ad un nostro legale di fiducia e chiesto che vengano fatte delle indagini in merito – Commenta il Sindaco Franco Di Bonaventura - per sporgere una querela di parte contro ignoti e cautelarci dalle accuse in sede civile e penale"–
L'accaduto non può esimerci da una riflessione: dove è finita la vera politica ? Se è vero che in casi come questo l'autore o gli autori del gesto sono perseguibili penalmente a meno che non vengano confermate tali accuse, l'interrogativo pone in evidenza una responsabilità pesantissima da accreditare ai “partiti” che non riescono più a convogliare le energie del pensiero cittadino in una azione programmatica e produttiva, non riescono più a parlare con la gente. A distanza di circa otto mesi dal voto amministrativo, le segreterie dei maggiori partiti rosetani quali il Partito Democratico da una parte e quella del Popolo delle Libertà sono inspiegabilmente chiuse. I luoghi del naturale ascolto e cioè le segreterie, che dovrebbero accogliere il malcontento cittadino oggi hanno chiuso le porte in faccia alla gente. Chi ascolta le istanze delle associazioni di categoria ? Chi ascolta il contributo dei giovani ? Chi ascolta le lamentele degli anziani ? In una città come Roseto degli Abruzzi che conta circa 25.000 abitanti diventa imperativo ricondurre la dialettica in un ambito di sano confronto e di civile coesistenza, ma come è possibile se la stessa politica si è resa latitante assumendosi moralmente una responsabilità così grande ? Alcuni mesi fa sono scesi in campo personaggi di spicco quali ad esempio Tommaso Ginoble e Paolo Tancredi per guidare direttamente la campagna elettorale nel tentativo di ricostruire un dialogo tra la politica e il popolo. Ad oggi non sono note né i programmi ne le candidature a Sindaco. Non sono stati aperti neppure i tavoli politici di confronto per formalizzare le composizioni delle eventuali coalizioni che dovrebbero rappresentare le proposte per il prossimo governo di Roseto. Questa coltre di incertezza e di incomprensibile “inerzia” è terreno fertile per il degrado della dialettica politica dando spazio a fenomeni di malcontento anonimo, che se pur deprecabili sono il chiaro sintomo di un fallimento dei normali e naturali percorsi del confronto civile. A questo punto, più che una querela di parte, anche se legittimata, sarebbe necessario una forte autocritica ed il rilancio di un dialogo con il cittadino per lunghi anni sopito.
Non serve neppure dire che l'Amministrazione si è cautelata attraverso una azione legale -”Abbiamo dato mandato ad un nostro legale di fiducia e chiesto che vengano fatte delle indagini in merito – Commenta il Sindaco Franco Di Bonaventura - per sporgere una querela di parte contro ignoti e cautelarci dalle accuse in sede civile e penale"–
L'accaduto non può esimerci da una riflessione: dove è finita la vera politica ? Se è vero che in casi come questo l'autore o gli autori del gesto sono perseguibili penalmente a meno che non vengano confermate tali accuse, l'interrogativo pone in evidenza una responsabilità pesantissima da accreditare ai “partiti” che non riescono più a convogliare le energie del pensiero cittadino in una azione programmatica e produttiva, non riescono più a parlare con la gente. A distanza di circa otto mesi dal voto amministrativo, le segreterie dei maggiori partiti rosetani quali il Partito Democratico da una parte e quella del Popolo delle Libertà sono inspiegabilmente chiuse. I luoghi del naturale ascolto e cioè le segreterie, che dovrebbero accogliere il malcontento cittadino oggi hanno chiuso le porte in faccia alla gente. Chi ascolta le istanze delle associazioni di categoria ? Chi ascolta il contributo dei giovani ? Chi ascolta le lamentele degli anziani ? In una città come Roseto degli Abruzzi che conta circa 25.000 abitanti diventa imperativo ricondurre la dialettica in un ambito di sano confronto e di civile coesistenza, ma come è possibile se la stessa politica si è resa latitante assumendosi moralmente una responsabilità così grande ? Alcuni mesi fa sono scesi in campo personaggi di spicco quali ad esempio Tommaso Ginoble e Paolo Tancredi per guidare direttamente la campagna elettorale nel tentativo di ricostruire un dialogo tra la politica e il popolo. Ad oggi non sono note né i programmi ne le candidature a Sindaco. Non sono stati aperti neppure i tavoli politici di confronto per formalizzare le composizioni delle eventuali coalizioni che dovrebbero rappresentare le proposte per il prossimo governo di Roseto. Questa coltre di incertezza e di incomprensibile “inerzia” è terreno fertile per il degrado della dialettica politica dando spazio a fenomeni di malcontento anonimo, che se pur deprecabili sono il chiaro sintomo di un fallimento dei normali e naturali percorsi del confronto civile. A questo punto, più che una querela di parte, anche se legittimata, sarebbe necessario una forte autocritica ed il rilancio di un dialogo con il cittadino per lunghi anni sopito.
Pubblicato sul Quotidiano la Citta
Di Raffaele Di Bonaventura
0 Commenti